Come lo erano state per i Greci, anche per i romani le colonne erano uno degli elementi più importanti della loro architettura.
Le stesse erano composte da blocchi di pietra con gli angoli arrotondati posati uno sopra l’altro. Queste operazioni di sollevamento richiedevano naturalmente un alto grado di precisione per il piazzamento. Considerata poi la distanza tra colonne, il lavoro non poteva essere eseguito con l’ausilio d’impalcature. Venivano quindi usate delle gru con impressionanti capacità di sollevamento per l’epoca. Marco Vitruvio Pollione, ingegnere e mastro costruttore romano all’epoca di Giulio Cesare ben descrive con molti dettagli queste macchine nei suoi scritti risalenti al 27 a.c. diventati molto popolari e quotati nel primo Medio Evo.



Gli apparecchi di sollevamento venivano classificati a seconda della tipologia di rulli e pulegge utilizzati e la tipologia di corde. Avevamo quindi la “Trispastos” operante con due carrucole superiori e una inferiore, la “Pentapastos” con quattro corde di tiraggio, ecc. Vitruvio descriveva le gru pesanti come “Una forma artistica di macchine che velocizzano il lavoro, ma che devono venire utilizzate solo da lavoratori che ne conoscono bene l’utilizzo. Quale lungimiranza in un’affermazione che dopo duemila anni è ancora così attuale!
Per quasi tremila anni il legno venne quindi utilizzato quale materiale per la costruzione di queste gru, fino all’inizio del ventesimo secolo. È però incredibile pensare quanto le gru utilizzate dagli antichi Greci e Romani abbiano in comune con quelle utilizzate oggi. Sia allora che oggi sono utilizzate per la movimentazione di elementi di edifici prefabbricati partendo dalla pietra. Senza queste potenti macchine, l’architettura romana non avrebbe potuto raggiungere il suo splendore ed è triste pensare che con la caduta di Roma tanti meravigliosi edifici caddero in rovina e le pietre utilizzate per la costruzione di altri edifici da popoli davvero poco interessati agli aspetti architettonici.
Le numerose rappresentazioni di gru a braccio singolo che ci sono giunte attraverso i secoli, ci danno la dimensione di quanto diffuse fossero queste macchine, trovate addirittura rappresentate in tombe di famiglia di mastri costruttori d’epoca romana. In quella trovata rappresentata nella tomba di Hateri, vediamo come forza di trazione una ruota dentata di 5 o 6 metri di diametro. La stessa poteva venire azionata da forza manuale oppure animale. Questi sistemi furono utilizzati fino all’avvento del motore a vapore.
Per quasi tremila anni il legno venne quindi utilizzato quale materiale per la costruzione di queste gru, fino all’inizio del ventesimo secolo. È però incredibile pensare quanto le gru utilizzate dagli antichi Greci e Romani abbiano in comune con quelle utilizzate oggi. Sia allora che oggi sono utilizzate per la movimentazione di elementi di edifici prefabbricati partendo dalla pietra. Senza queste potenti macchine, l’architettura romana non avrebbe potuto raggiungere il suo splendore ed è triste pensare che con la caduta di Roma tanti meravigliosi edifici caddero in rovina e le pietre utilizzate per la costruzione di altri edifici da popoli davvero poco interessati agli aspetti architettonici.
Le numerose rappresentazioni di gru a braccio singolo che ci sono giunte attraverso i secoli, ci danno la dimensione di quanto diffuse fossero queste macchine, trovate addirittura rappresentate in tombe di famiglia di mastri costruttori d’epoca romana. In quella trovata rappresentata nella tomba di Hateri, vediamo come forza di trazione una ruota dentata di 5 o 6 metri di diametro. La stessa poteva venire azionata da forza manuale oppure animale. Questi sistemi furono utilizzati fino all’avvento del motore a vapore.
Ovviamente la storia delle gru è ancora molto ricca di aneddoti e questi macchinari hanno ancora molto da raccontarci. Nei prossimi episodi della nostra serie, affronteremo un altro periodo dell’evoluzione delle gru: continua a seguirci!
Il testo di questo articolo è stato tratto e liberamente tradotto dal libro “The History of Cranes” di KHL Group (1997)